Ogni volta che si prova a riflettere sul surf è inevitabile finire a chiedersi: ma perché ha una forza tanto travolgente nella vita di chi lo pratica?
Ne abbiamo parlato tanto, ne parliamo spesso. Tra di noi, con gli amici e ogni tanto con tutta la nostra community.
Probabilmente c’è più di una ragione.
In parte è quello stare in solitudine, surfando la superficie del mare e quasi sfiorando il cielo. La terraferma è lontana, più lontana dei metri che la separano davvero da noi, e così pure ansie e problemi della vita materiale.
E in questo stato di distaccamento dal quotidiano si raggiunge un senso di armonia e di unità tra surfista, tavola e onda: per un breve momento i tre elementi vivono in un accordo pieno e diventano indistinguibili l’uno dall’altro. Ed è nella natura umana la ricerca di questo sentimento di unione profonda.
Infine, se è vero che nel surf c’è la massima integrazione del corpo e dello spirito umani con le forze della natura, è anche vero che surfare un’onda è anche la massima conquista della violenza del mare da parte delle abilità del surfista. E così si risolve l’eterno paradosso del bisogno di unirsi con la natura e volerla contemporaneamente assoggettare.